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Essere donne, avere 36 anni e trovare un contesto lavorativo in cui sentirsi complete e stimolate non è facile.
Chi scrive, lo fa con cognizione di causa. Ho passato anni in un contesto lavorativo che reputavo comodo per la mia vita privata ma che aveva il grande difetto di farmi sentire ferma,
un costante punto di arrivo fin dal primo giorno.
Una sorta di gabbia dorata, dove il compito più arduo è stato il compromesso:
scegliere se focalizzarsi sulla vita personale o su una crescita professionale.
Entrambe le cose no, non erano previste!
Ciao Sono Ludovica e da un mese sono entrata a far parte del Pink Team!
Perché ti scrivo… e perché La definisco gabbia?
Perché uscirne è stato complicato, mi sentivo di indossare una sorta di confezione con su scritto
-da assumere preferibilmente prima di…-
perché poi non si sa mai quale malsane idee avrei potuto avere: seguire i miei hobbies, sposarmi, oppure il male dei mali avere dei figli.
Ho avuto la fortuna di potere uscire da questa gabbia.
Durante il periodo in cui siamo stati chiusi in casa tra una serie TV e l’altra ho cercato di mantenere attiva la capacità di ragionare e di professionalizzarmi seguendo dei corsi on-line.
Avevo comprato molti libri che avrebbero dovuto chiamarsi
“Le memorabili gesta di…”
piuttosto che “Revenue Management”, perché spesso c’era la parola “io” e in ogni riga un successo raggiuto dall’ autore.
sì esatto!
Proprio come succede a te…
mi sono cimentata nella ricerca dell’azienda giusta e sono finita in un mare di guru, formatori, consulenti che mi hanno prima confusa ancora di più e poi tutto a un tratto mi sono trovata a studiare il Video Training di Federica e…
ho avuto la fortuna di incontrare durante il mio cammino un mondo Pink come youRevenyou, un mondo di donne concrete, geniali, energiche e forti, un mondo non fatto di rinunce, ma di equilibri.
Nel nome stesso è racchiusa la sua essenza you R (are) even (inteso come still) you– tu sei sempre tu.
Cosa mi ha colpito?
(e ancora una volta… perché te ne parlo)
Si è dimostrato da subito un mondo differente rispetto a quello che ho incontrato nella mia vita.
Nel video era sottolineato come l’albergatore avesse attuato una strategia per raggiungere gli obiettivi.
I successi raggiunti in grande percentuale derivano dall’impegno dell’imprenditore, che infatti Federica ama definire #bedifferent.
Ho avuto modo di apprendere molto e al tempo stesso di farmi conoscere, perché in questa realtà le opinioni delle persone contano e dare voce ed importanza alle singole peculiarità è la base della sua filosofia.
Da essere cliente e fan di questa società, grazie alla capacità di Federica Montanari di andare oltre la superficie, sono arrivata ad essere parte del team e ad esserne la voce.
Ho ritenuto giusto che il mio primo compito in quanto tale, fosse fare una fotografia di quello che è il contesto e il mondo in cui viviamo e della realtà interna.
in questi giorni leggiamo le proposte governative che vogliono incentivare le imprese femminili
et voilà.. io ci sono dentro! Lavoro nel PINK TEAM!
ma dicevamo…
“La nascita di imprese femminili mostra segnali di ripresa, ma la pandemia continua a pesare sulla voglia di mettersi in proprio delle donne”, così esordisce il comunicato stampa di Union Camere del 15/11/2021. Dai dati dell’osservatorio sull’imprenditoria femminile di questo ente si evince che rispetto a due anni fa si è registrato un calo del 2% e ad essere onesta questo non mi sorprende.
Un momento di crisi come quello che stiamo vivendo ha sicuramente generato una chiusura ed una riduzione delle attività in generale.
Si respira aria di incertezza ed imprevedibilità, si percepisce la necessità di stringersi ed attaccarsi a quanto di più solido si ha, come la famiglia, e la famiglia è donna.
Non lo è solo perché (caso strano, eh) è un sostantivo di genere femminile, ma lo è perché ancora la nostra società divide in ruoli netti quello che in realtà si costruisce in due.
Mi capita spesso di leggere in post di amiche neo mamme, ad esempio, che sono stanche perché da loro ci si aspetta che lavorino come se non avessero figli e che siano presenti e concentrate sulla gestione della casa e della famiglia come se non lavorassero.
Altrettanto comune, soprattutto raggiunta una certa età, sentirsi chiedere durante i colloqui di lavoro quali sono i progetti di vita personale, se c’è l’intenzione di sposarsi o se si ha in mente di avere figli.
Questa domanda, quando mi è stata posta, ha suonato dentro di me come se mi stessero chiedendo se avessi ideologie politiche particolari o se avessi qualche sorta di handicap.
Sì, perché in molti contesti lavorati il voler avere un equilibrio e semplicemente una vita personale è un handicap.
Questo non accade solo per le donne, assolutamente.
Molte persone che conosco, senza distinzione di genere, sono spesso obbligate a lavorare oltre l’orario previsto, a mantenere la reperibilità durante i giorni di risposo, a dover rinunciare ad eventi importanti a causa di impegni lavorativi.
Ma a noi donne è richiesto di più.
È richiesto di sgomitare per dimostrare di essere all’altezza, di saper gestire le situazioni, come a tutti, ma al contempo dobbiamo combattere contro i vari pregiudizi.
Contro il pregiudizio di chi ci considera meno donne se non abbiamo figli,
contro il pregiudizio di chi ci ritiene egoiste se pensiamo a noi stesse,
contro il pregiudizio di chi dà per assodato che le faccende domestiche, che da sole impegnano più di un lavoro previsto da un contratto, siano principalmente di competenza femminile.
In sostanza viviamo un eterno senso di colpa per le nostre decisioni, prese in un senso o nell’altro.
Di strada ne abbiamo fatta tanta, soprattutto se si considera che è solo la nostra storia recente ad aver portato attenzione e luce sulla nostra condizione.
Non si possono non menzionare le varie proteste e lotte delle Suffragette, il cui movimento è partito dalla Francia e dall’Inghilterra e ci ha permesso di ottenere il diritto di voto.
Ma ciò che salta all’occhio studiando la storia è che in Italia è solamente nel 1963 che si raggiunge il riconoscimento legislativo per le donne a tutte le cariche pubbliche e stupisce ed amareggia ancora di più pensare che
la riforma della famiglia che prevede l’equiparazione della figura maschile a quella femminile è del 1975,
47 anni fa.
Un articolo del Sole 24 ore dell’8 Marzo 2021 sottolinea che la pandemia ha generato una ‘she-cession’, ossia una recessione tutta al femminile.
I dati parlano chiaro: ai tempi in cui l’articolo è stato scritto si contavano 99mila donne sui 101mila nuovi disoccupati.
L’articolo specifica: “la disparità tra le donne occupate e gli uomini occupati va oltre la pandemia. È endemica ed è legata soprattutto alla genitorialità: le donne occupate con figli che vivono in coppia sono solo il 53,5%, contro l’83,5% degli uomini a pari condizioni. Per i single, i tassi di occupazione sono 76,7% per maschi e 69,8% per le femmine.”
WeWorld sottolinea inoltre che il carico degli effetti della pandemia è stato portato soprattutto dalle donne, specie se con figli, un carico economico, psicologico e di cura, condizione aggravata in qualche caso dall’assenza di lavoro.
3 donne, madri, su 10 disoccupate
hanno rinunciato alla ricerca del lavoro a causa del Covid.
Quando si parla di rinunce e di portare carichi familiari è quindi, mi pare chiaro, una questione di competenze femminili,
ah il buon vecchio sesso debole…
Tutto questo si può cambiare? Si può e si deve.
“Eppure per un’azienda sarebbe molto più produttivo oggi mettere in atto azioni di supporto per la conciliazione alla giovane donna in carriera che aspetta un figlio, piuttosto che emarginarla e ricominciare l’iter di selezione, formazione, tutoraggio ect. Una cultura aziendale che sostenesse le donne nei loro cicli di vita, metterebbe in moto un circolo virtuoso che porterebbe vantaggi sia alle donne sia all’azienda “(McKinsey & Company, 2013).
Secondo Stefano Cuzzilla, Presidente di 4.Manager e Federmanager :”I tempi per la parità di genere rischiano di allungarsi di un’altra generazione a causa del Covid. Il superamento del gap nel mondo del lavoro non è solo una questione sociale, ma è una questione centrale, culturale ed educativa, per lo sviluppo del Paese.
Occorre disegnare un nuovo orizzonte con le donne protagoniste, per costruire nuove prospettive di rilancio per le imprese e per il sistema produttivo. L’equilibrio di genere fa crescere il Pil e le imprese. “.[…]
“Il gap retributivo e il welfare aziendale sono le aree di intervento più urgenti da affrontare e risolvere”.
“Per superare il gap bisogna mettere in atto una serie di iniziative concrete»
aggiunge Stefano Cuzzilla «investire negli incentivi per l’assunzione delle donne, destinare una quota delle risorse destinate alla formazione aziendale a corsi su diversità e inclusione,
favorire la transizione digitale e sostenibile e al contempo la managerializzazione delle PMI e
attivare piattaforme fisiche e digitali per promuovere processi collaborativi realizzati secondo la prospettiva di genere”.
Esistono delle realtà che stanno andando nella giusta direzione.
Realtà in cui durante il colloquio di lavoro ti dicono
“Io rispetto il tuo spazio ed il tuo tempo libero è sacro”,
realtà in cui vieni scelta per quello che sei e per il tuo curriculum vitae e non per le tue rinunce,
realtà in cui ciò che scegli per la tua vita personale, sia a livello familiare sia per quanto riguarda i tuoi interessi, è considerato un valore aggiunto perché ti forma e ti insegna qualcosa che è spendibile anche a lavoro.
Un posto come youRevenyou!
È un contesto stimolante in cui la persona è messa al centro in quanto risorsa;
il continuo aggiornamento, il costante apprendimento e il rispetto e l’esaltazione delle peculiarità personali fanno sì che ognuna sia incentivata a dare il meglio di sé.
Fare un lavoro che piace in un contesto virtuoso è raro, ma youRevenyou mi ha fatto capire che non è utopico.
Un cambiamento è quindi certamente possibile, non solo creando queste realtà, ma anche e soprattutto scegliendo quali valori abbracciare e sostenere.
E tu cosa vuoi fare? Finire menzionato tra le epiche gesta di un formatore o essere protagonista della tua storia?
Guarda la risorsa gratuita per capire cosa fare..
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Ludovica Conti